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L’osteopatia, come specificato dall’OMS in uno specifico draft, si basa sul contatto manuale nella fase di diagnosi e trattamento.

“Essa rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito in condizioni di salute e malattia: l’accento viene posto sull’integrità strutturale e funzionale dell’organismo e la tendenza intrinseca di quest’ultimo verso l’autoguarigione”.

È stata sviluppata verso la metà dell’Ottocento da Andrew Taylor Still, medico
e chirurgo statunitense, che ha fondato la prima scuola di osteopatia indipendente nel 1892. Oggi in Italia si contano 4mila iscritti al ROI – Registro degli Osteopati d’Italia.

Osteopatia: cosa cura? I tratti peculiari della terapia

L’osteopata è un terapista manuale che concorre al miglioramento della qualità della vita attraverso la conoscenza e la manipolazione di tutte le strutture del corpo umano: il tratto distintivo dell’osteopatia, quindi, è prima di tutto il suo approccio manuale. L’interlocutore è il corpo nella sua interezza muscolo-scheletrica, mentre per quanto riguarda l’efficacia terapeutica i piani di intervento sono differenti.

Le differenze con la fisioterapia

A volte, osteopatia e fisioterapia vengono confuse. Ma sono due discipline specifiche. «Più che differenze sarebbe meglio parlare di aspetti integrativi perché ciò che fa l’osteopata non lo fa nessun altro. Detto questo, ci sono casi che vanno trattati dal fisioterapista, altri dall’osteopata», chiarisce Pasotti.

Quando si parla di mobilità, si intende anche quella dei tessuti – un gruppo muscolare è composto da più muscoli che scorrono su piani differenti – e l’osteopata ha una finezza palpatoria tale da interpretare, manipolare e modificare anche questo tipo di mobilità.